Giudizi sugli uomini di donne sotto effetto di ossitocina

 

 

ROBERTO COLONNA & DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 02 luglio 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE/BREVE AGGIORNAMENTO]

 

Vari studi hanno provato che dosi extra di ossitocina influenzano il giudizio delle donne sui volti degli uomini; in particolare, coerentemente con altri risultati che hanno avuto numerosi riscontri dimostrando la promozione da parte del neuropeptide tanto di legami romantici quanto di desiderio fisico, alcuni ricercatori hanno rilevato che, a parità di caratteristiche, le stesse donne trovavano i volti degli uomini più attraenti dopo aver assunto il nonapeptide simile alla vasopressina. Fino ad oggi, però, non sono stati allestiti studi per valutare un aspetto importante nei giudizi della vita reale: nella vita di tutti i giorni, i giudizi sulle persone si formano generalmente in contesti di comunicazione verbale, e non per valutazione sostanzialmente estetica dell’istantanea di un volto.

In particolare, Zhao Gao, Keith M. Kendrick e colleghi hanno pensato alla realtà in cui gli uomini approcciano le donne con parole di ammirazione o di corteggiamento, ottenendo giudizi più favorevoli sul proprio aspetto dopo aver lusingato con metafore seducenti o con blandizie le proprie interlocutrici. Atteso che la realizzazione di un set sperimentale che riproduca tali caratteristiche rimane un’ardua impresa, i ricercatori hanno posto in essere una procedura – che illustreremo più avanti – tesa a riprodurre le circostanze in cui delle donne entrano in rapporto visivo e uditivo con un uomo, proponendo dei volti maschili associati a complimenti verbali. Gli esperimenti, congegnati in doppio cieco controllato da placebo, sono stati posti in essere con lo studio del cervello delle donne mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) e, soprattutto, con verifica intra-soggetto senza e con ossitocina.

Lo studio ha dato risposta anche alle seguenti domande: l’ossitocina agisce anche sugli effetti del linguaggio? E con quale efficacia?

(Gao Z., et al., Oxytocin Reduces the Attractiveness of Silver-Tongued Men for Women During Mid-Cycle. Frontiers in Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.3389/fnins.2022.760695. eCollection, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Chengdu Brain Science Institute, University of Electronic Science and Technology of China, Chengdu (Cina); Key Laboratory for Neuroinformation, Ministry of Education, School of Life Sciences and Technology, University of Electronic Science and Technology of China, Chengdu (Cina); School of Foreign Languages, University of Electronic Science and Technology of China, Chengdu (Cina); School of Educational Science, Shanxi University, Taiyuan (Cina); Institute of Brain and Psychological Sciences, Sichuan Normal University, Chengdu (Cina).

Per giudicare il valore dei risultati dello studio qui recensito è utile e opportuno rapportarlo al quadro che sta emergendo dagli studi sugli effetti psichici dell’ossitocina. Al riguardo la nostra società scientifica ha dedicato aggiornamenti, discussioni, dibattiti e recensioni commentate di numerosi progetti sperimentali, e chi scrive ha partecipato a questo lavoro, che è stato inteso anche come un piccolo contributo alla crescita culturale di studenti e giovani studiosi che approcciano questo campo per la prima volta.

A scopo introduttivo si propongono spunti tratti da articoli precedenti; quando non altrimenti specificato, la fonte è un articolo di uno di noi di quattro anni fa[1].

“L’importanza dell’ossitocina come ormone neuroipofisario era stata compresa e prevista dalla comunità scientifica internazionale prima della sua scoperta, tanto che nel 1955, solo due anni dopo averla identificata, Vincent du Vigneaud ottenne il Premio Nobel per la Chimica. L’ossitocina è un nonapeptide a struttura ciclica che differisce dalla vasopressina, con la quale condivide la probabile origine da una duplicazione genica verificatasi nel corso dell’evoluzione, per due soli aminoacidi di questa sequenza: Cis-Tir-Ileu-Glu(NH2)-Asp(NH2)-Cis-Pro-Leu-Gli(NH2)[2]. In fisiologia le due molecole sono distinte sulla base delle azioni prodotte dopo il rilascio in circolo dalla neuroipofisi: l’ossitocina favorisce la fuoriuscita del latte dai dotti galattofori e la contrazione uterina, mentre la vasopressina determina la contrazione dei vasi e la ritenzione idrica renale[3].

Naturalmente, il ruolo studiato per le dirette conseguenze psichiche e comportamentali è quello di neurotrasmettitore peptidico. Anche se nella storia della ricerca sui neuromediatori sinaptici l’acetilcolina e le ammine biogene hanno preceduto e a lungo monopolizzato l’attenzione, la funzione dei neuropeptidi come primi messaggeri nella comunicazione intercellulare è filogeneticamente molto antica. Ad esempio, in celenterati come l’Hydra la neurotrasmissione è quasi esclusivamente affidata a neuropeptidi, mancando del tutto acetilcolina, catecolamine e serotonina. E fortemente peptidergica è la rete nervosa di altri animali a basso grado di evoluzione, quali coralli, meduse e anemoni di mare. Non appare perciò infondato supporre che una trama di connessioni mediate da peptidi possa aver avuto, nella storia evolutiva che ha portato ai mammiferi, il ruolo di una traccia funzionale elementare, una sorta di abbozzo o base comune sulla quale si sono differenziati i sistemi di trasmettitori più veloci, efficienti, specifici e puntualmente adattati alle esigenze dei generi e delle specie filogeneticamente più recenti[4].

Ricordare i caratteri dei peptidi che fungono da mediatori può contribuire ad allontanare l’idea, diffusa talvolta anche in ambito accademico, dell’ossitocina quale sostanza naturale che si può assumere per ottenere una modulazione della psicologia della persona in senso altruistico, empatico, socializzante, con aumento della fiducia in sé stessi e riduzione di timore e diffidenza nei confronti degli altri. Anche se nei gruppi neuronici di alcune aree è difficile distinguere la componente paracrina da quella neurotrasmissiva, la maggior parte dei neuroni che accumula ossitocina nelle proprie vescicole, la adopera come un mediatore chimico i cui effetti dipendono largamente dai circuiti in cui è inserita, dalle sequenze di segnale, dallo stato delle reti che sviluppano il loro tono di base e le loro reazioni a stimoli, grazie agli oltre cinquanta neuromediatori noti e a tutti gli eventi di regolazione che intervengono nella fisiologia cerebrale”[5].

A proposito di quegli studi che hanno ispirato le etichette divulgative riferite alla sua presunta capacità di favorire la fiducia, la socialità, il bacio, l’amore, ecc., si riporta dallo stesso testo un altro brano che ci sembra efficacemente esplicativo:

“Tornando ai presunti ruoli psicologici del peptide, si può rilevare che la ragione dell’esito di tanti studi che sembravano provare la capacità del peptide di favorire i legami sociali e sessuali, accrescere la fiducia in sé stessi e negli altri e promuovere l’altruismo, era senza dubbio in un difetto di impostazione[6]. Anche la possibilità di sfruttare la sua azione antagonista dei sistemi dello stress, attivati nei disturbi dello spettro dell’ansia e nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD), sembra essere stata messa in discussione[7].

Senza addentrarci nell’analisi degli errori di metodo e di interpretazione dei risultati, qui ci limitiamo a riportare che studi più recenti – intesi a verificare gli esiti dei precedenti lavori e a mettere alla prova la possibilità che interrogando in modo diverso la “materia della mente” sull’ossitocina si potessero avere risultati diversi – hanno ben documentato che il peptide può aumentare l’aggressività, il pregiudizio nei confronti dell’altro e la tendenza a correre rischi. In altre parole, effetti sostanzialmente opposti a quelli più noti e divulgati negli ultimi venti anni.”[8],[9].

Un numero considerevole di studi ha provato nella nostra specie l’efficacia della somministrazione di ossitocina nel generare o facilitare comportamenti volti a favorire l’interazione sociale e di coppia. A dispetto della conoscenza pluridecennale della partecipazione di questo peptide a numerosi stati funzionali, anche fra loro in contrasto in termini di atteggiamento psicologico del soggetto, le etichette divulgative di “ormone della fiducia”, “molecola dell’amore” o “della socialità”, hanno contribuito a generare ipersemplificazioni anacronistiche che attribuiscono ad una singola molecola la responsabilità di uno stato della mente[10]. Negli anni recenti sono state indagate le ragioni dell’azione di promozione dei legami sociali da parte dell’ossitocina, soprattutto nei roditori.

Il motivo neurofunzionale, sostenuto da ragioni evoluzionistiche, alla base delle interazioni sociali e della formazione di nuovi legami, tanto nei mammiferi inferiori quanto nella nostra specie, si ritiene sia costituito dall’attivazione del “sistema a ricompensa” da parte di tali esperienze. In altre parole, la necessità riproduttiva e il vantaggio cooperativo hanno determinato l’automatica entrata in funzione nel rapporto con i simili del circuito dopaminergico e dei neuroni ad esso associati che, nell’insieme, costituiscono il rewarding system. Gli effetti di rinforzo dovuti all’entrata in funzione di tali neuroni possono essere notevolmente ridotti dall’ansia sociale e da un deficit nello “stile di attaccamento” che causi insicurezza e instabilità.

Gli studi fin qui condotti suggeriscono che l’ossitocina possa facilitare l’interazione sociale, sia accrescendo gli effetti di ricompensa sia attenuando l’ansia sociale, anche se la lettura dei resoconti sperimentali presenta risultati in genere dipendenti dal sesso e dallo stile di attaccamento, e non sempre di facile interpretazione. Per accertare se sia prevalente nella nostra specie l’effetto ansiolitico o di rinforzo dell’ossitocina, uno studio cinese ha allestito un’articolata sperimentazione su 128 coppie di amici dello stesso sesso.

I risultati hanno mostrato che l’ormone peptidico accresceva nelle donne il tasso di condivisione degli stimoli con un’amica e non con un’estranea, e particolarmente con l’amica che era sottoposta alla scansione cerebrale. Questo andamento non si rilevava negli uomini. Le immagini cerebrali corrispondenti mostravano che l’ossitocina era in grado di far decrescere l’attività sia nell’amigdala che nell’insula delle donne, riducendo anche la connettività funzionale dei sistemi neuronici di queste regioni cerebrali quando le volontarie facevano esperienza di condivisione. Negli uomini si riscontravano praticamente gli effetti opposti.

Elemento di fondamentale importanza emerso da questo studio è che l’ossitocina non accresceva l’attività del sistema a ricompensa cerebrale.

L’insieme dei risultati emersi in questo studio dimostra che nelle donne l’ossitocina accresce l’effetto della condivisione di esperienze positive, con un correlato funzionale evidente per amigdala, insula e loro connessioni, ma ciò non accade negli uomini. Nei volontari con più alti livelli di ansia da attaccamento, l’ossitocina era in grado di ridurre le risposte accentuate dell’amigdala durante la condivisione.

Nel 2017 si osservava: “È indubbio che le somministrazioni esogene di ossitocina (ad es., via spray nasale) nell’uomo, come nell’animale, sono in grado di influenzare il comportamento sociale e i criteri di scelta in vari tipi di decisione; tuttavia, gli esperimenti non mostrano costanza ed uniformità di risultati, per ragioni che non sono ancora del tutto chiare.

Negli ultimi dieci anni sono andati crescendo nel numero gli studi in cui si è impiegata l’ossitocina per migliorare la cognizione sociale, ma i risultati sono stati spesso contraddittori ed hanno finito per cancellare l’immagine di molecola in grado di promuovere in ogni circostanza aumento della fiducia e della propensione cooperativa o sessuale verso i membri della propria specie. Sono stati perciò cercati i fattori potenzialmente in grado di interferire con i processi neuropsichici mediati dall’azione del peptide. L’analisi ha evidenziato, come elemento in grado di far variare la risposta all’ossitocina, l’attività del sistema oppioide”[11].

Infine, alcuni studi avevano evidenziato che l’ossitocina in alcuni casi, invece di avere effetto ansiolitico, può causare comportamento ansioso, allora Brian C. Trainor, Natalia Duque-Wilckens e colleghi hanno indagato la possibilità che l’ossitocina ansiogena sia prodotta e rilasciata da neuroni non appartenenti all’ipotalamo. La sperimentazione ha confermato che l’ossitocina extra-ipotalamica è in grado di indurre comportamenti associati all’ansia sociale indotta dallo stress, e indica che gli effetti opposti sull’ansia dell’ossitocina sono dovuti ai differenti circuiti attivati[12].

Torniamo ora alla sintesi dei contenuti dello studio di Zhao Gao, Keith M. Kendrick e colleghi, qui recensito.

I ricercatori erano rimasti colpiti dalla possibilità delle parole di influenzare il giudizio percettivo del volto e volevano vedere se l’ossitocina agisse anche su questa influenza, magari accrescendone l’effetto, visto il potere socializzante attribuito al nonapeptide da una lunga serie di esperimenti[13]. Nell’esporre l’idea di associare ad alcuni volti espressioni verbali dai contenuti gradevoli – in alternanza con l’associazione di volti con frasi neutre – i ricercatori Cinesi adoperano l’espressione inglese “silver tongued men”, che in realtà indica l’eloquenza associata ad abilità persuasiva e, in genere, è impiegata per etichettare politici che abusano di questa risorsa oratoria per orientare le masse di elettori o influenzare l’opinione pubblica. Nelle loro intenzioni c’era trovare un’espressione gergale per definire quel tipo d’uomo che corteggia le donne con “carezzevoli blandizie” e “dolci lusinghe[14]”, come si dice in Italia; in altri termini, un adulatore capace di abbindolare, ossia quello che si chiama un “bindolo” nel vernacolo fiorentino, e certo non aspira a diventare leader carismatico di un movimento politico.

I compiti sperimentali prevedevano che 75 donne valutassero il grado di attrattiva di volti di uomini riprodotti fotograficamente e presentati isolatamente o in associazione con un complimento verbale dell’uomo visualizzato. Tale espressione complimentosa variava in termini di oggetto, ossia era direttamente rivolta alla donna oppure riferita a un paesaggio, e variava nella sua qualità di linguaggio figurato, potendo contenere metafore originali o convenzionali, oppure espressioni da intendersi alla lettera.

Le 75 volontarie sono state sottoposte a due sessioni di prove: durante la fase fertile del ciclo mestruale e poi durante la fase luteinica del ciclo. In entrambe le occasioni hanno ricevuto – in doppio cieco – o una dose intranasale di 24 UI di ossitocina o un equivalente in placebo. I risultati sono veramente interessanti. Cominciamo dalle donne in condizioni naturali, ossia quelle che avevano assunto solo placebo: le volontarie, durante la fase fertile del ciclo mestruale, stimavano l’attrattiva dei volti degli uomini che avevano prodotto nuovi complimenti metaforici molto più alta di quando erano nella loro fase luteinica.

Consideriamo ora l’effetto delle 24 UI di ossitocina: dopo l’inalazione del nonapeptide le donne non apparivano più sensibili all’influenza della parola per il loro giudizio di gradimento percettivo dei visi degli uomini, e scompariva durante il periodo fertile il maggior apprezzamento dei visi maschili per effetto di valori semantico-linguistici.

Ecco cosa accadeva parallelamente nel cervello delle donne: sotto l’effetto dell’ossitocina, i volti degli uomini associati a complimenti metaforici originali evocavano una risposta più grande nelle regioni cerebrali implicate nell’elaborazione del linguaggio, come il giro frontale medio, e nell’elaborazione del conflitto cognitivo ed emotivo, come la corteccia postero-mediale del giro del cingolo e la parte dorsale della corteccia anteriore del giro del cingolo, ma riducevano la connettività funzionale tra la parte dorsale della corteccia anteriore del giro del cingolo e le circonvoluzioni orbitofrontale di destra e frontale mediale.

Riferiamo ora le interpretazioni di questi quadri funzionali di neuroimmagine da parte degli autori[15] che, innanzitutto, desumono nelle donne un ruolo opposto e quasi antagonistico tra ormoni sessuali e ossitocina nella “regolazione della selezione per l’accoppiamento” durante la fase fertile del ciclo mestruale. Secondo loro, i complimenti costituiti da metafore originali convogliano un’intenzione sessuale superiore alla tensione verso la formazione di un legame, e per questo gli ormoni sessuali a metà del ciclo possono promuovere l’attrazione per individui che comunicano intenti più sessuali che di legame, mentre l’ossitocina può influenzare il giudizio allontanando l’attrazione da questi individui attraverso una maggiore attivazione delle aree che mediano il conflitto cognitivo ed emozionale, rendendo mal disposte le donne verso quelle facce maschili.

Il risultato rimane interessante anche – e forse soprattutto – con una diversa spiegazione causale, perché di segno opposto rispetto alle interpretazioni generiche e banalizzanti sul ruolo dell’ossitocina che, come si è già osservato, contribuisce solo a modificare equilibri funzionali tra reti dalle quali dipendono realmente le funzioni attribuite al neuropeptide. Concludendo, si fanno solo due brevi osservazioni – che proprio non possiamo esimerci dallo scrivere – sulle interpretazioni degli autori: la prima è che la tesi secondo cui una metafora originale veicoli un significato più sessuale che di legame è tutta da dimostrare; la seconda è che quelle aree corticali che in alcuni studi sono risultate attive durante prove che esponevano al conflitto cognitivo o affettivo, non sono certo dedicate esclusivamente a questo compito, come si potrebbe erroneamente intendere solo sulla base di un’anacronistica concezione neofrenologica del cervello, ma, come tutte le regioni cerebrali alla base dei processi psichici, si attivano quali parti di reti che mediano una gamma di stati mentali diversi.

 

Gli autori della nota ringraziano la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna & Diane Richmond

BM&L-02 luglio 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 15-09-18 Ossitocina alla prova del suo potere socializzante.

[2] Per una corretta rappresentazione chimica si deve aggiungere un ponte disolfuro fra i due residui di cisteina.

[3] La vasopressina è con ogni probabilità il primo neuropeptide ad essere stato identificato. La fonte principale di vasopressina è costituita dai neuroni magnocellulari dell’ipotalamo che inviano assoni alla neuroipofisi (Cfr. Mains R. E. & Eipper B. A., Peptides, in Brady Siegel Albers Price, Basic Neurochemistry, p. 390, 8th edition, 2012).

[4] L’ipotesi è stata dettagliatamente formulata in un quadro teorico sviluppato da Giuseppe Perrella, ma trova riscontro anche in numerose altre osservazioni di neurobiologia dell’evoluzione.

[5] Note e Notizie 24-10-15 Ossitocina ed alcool. Si suggerisce la lettura integrale della nota che, oltre a contenere vari dati informativi interessanti, fornisce elementi per comprendere le ragioni della nostra posizione critica.

[6] Il disegno sperimentale, spesso concepito da ricercatori nel campo delle scienze psicologiche e sociali, non tiene conto della complessa realtà neurochimica e neurofisiologica su cui si esercita l’effetto di una singola sostanza assunta dall’esterno, ritenendo di poter ignorare il cervello come black box, saltando direttamente al comportamento ed attribuendo la variazione nei parametri misurabili a ciò che si riteneva essere l’unico elemento variante nel sistema.

[7] Nelle “Notule” del 24-10-15 (v.) sono discussi due studi, uno che sembra confermare una certa efficacia nel PTSD, l’altro che dimostra un’azione addirittura controproducente su persone che hanno subito un trauma psichico recente, perché accentua l’effetto evocativo di volti esprimenti emozioni.

[8] Note e Notizie 24-10-15 Ossitocina ed alcool.

[9] Note e Notizie 13-05-17 Ossitocina e antagonismo oppioide migliorano parametri sociali.

[10] Si veda in Note e Notizie 24-10-15 Ossitocina ed alcool.

[11] Note e Notizie 13-05-17 Ossitocina e antagonismo oppioide migliorano parametri sociali.

[12] Note e Notizie 31-10-20 Quale ossitocina induce ansia invece di ridurla.

[13] In un certo senso, la ratio di questa sperimentazione ricorda gli studi sull’efficacia degli ormoni sessuali umani in qualità di ferormoni: le immagini di donne asperse di estrogeni erano preferite dagli uomini e così le immagini degli uomini asperse di testosterone erano preferite dalle donne.

[14] Si ricorda che “lusinga” viene dal provenzale lauzenga che vuol dire lode e si riferisce a lodi desiderate, sperate o richieste.

[15] Non sono le sole interpretazioni possibili, ma le proposte alternative richiederebbero lunghe argomentazioni e, in ogni caso, non sarebbero prive di punti deboli.